Nessuno sembra aver notato che in un recente articolo di Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella pubblicato dal C. della S. (18-06 -15): "Roma e le regole svanite, abusivi anche gli hotel", attraverso il quale i due giornalisti impietosamente denunciano lo sconcio di Roma, città ormai da terzo mondo, vi è una stranissima omissione: in tale articolo non è fatto il minimo accenno allo stuolo di extracomunitari abusivi, petulanti e spesso anche aggressivi che riempiono a Roma, stazione, strade e piazze dedicandosi alla vendita di prodotti contraffatti o di cianfrusaglie, all'accattonaggio, o che sono dediti ad altre attività illegali. Una minoranza – anche se molto ma molto esigua – ormai orina e defeca in pubblico. Io stesso ne sono testimone.

Ripeto: l'apporto dei tanti clandestini, praticanti l'abusivismo, al caos di Roma è totalmente ignorato dai due giornalisti. Eppure l'articolo è dedicato proprio al disordine cronico, alla sporcizia, all'illegalità e al non rispetto delle regole vigenti nella Capitale, cui l'abusivismo immigratorio dà un contributo che salta agli occhi di qualunque turista che metta piede in questa città, attratto dal mito della sua "Grande Bellezza".

Gian Antonio Stella ha invece scritto molto, in altre occasioni, su Rom ed extracomunitari. Ma solo per esaltarli, beatificarli e presentarli come vittime del razzismo italiano. O anche per dimostrare che noi emigranti italiani ci comportavamo nei paesi di accoglienza ben peggio di questi extracomunitari, vittime innocenti oggi del nostro "razzismo".

Il mio tono polemico e risentito potrebbe far pensare appunto a razzismo antistraniero. Tutt'altro. Le mie scelte di vita dimostrano qual è la mia sostanza. Condanno semplicemente il "razzismo antitaliano", praticato con voluttà, da tanti abitanti della penisola, e denuncio l'incapacità di questi italiani "alla San Francesco" di capire che senza regole e disciplina, e soprattutto autodisciplina,  e senza – oso dire – che senza un sano egoismo nazionale, ossia un sano amor patrio di cui questo fasullo amore universale è lo  sbeffeggiamento,  non si costruisce una nazione né la si mantiene in piedi. Né si amministra decentemente una città.

La "solidarietà" planetaria con cui gli italiani buonisti – la stragrande maggioranza – si gargarizzano voluttuosamente ogni giorno nei "talk show" e nei giornali dovrebbe iniziare dalla propria gente. Ma nei "talk  show" questi straordinari esemplari italiani, che si dichiarano amanti dell'umanità intera, ma che sono invece ammalati fino al midollo di ideologia, né lasciano parlare né ascoltano l'avversario (avversario ideologico).

Inutile poi dire, che pur dichiarandosi disposti a dare le chiavi del proprio paese agli altri, etichettati all'ingrosso come "disperati" meritevoli di tutta la nostra "solidarietà", non sono per nulla disposti ad offrire a questi "disperati" le chiavi della propria casa.  

Il sentimento di una non meglio precisata e molto teorica "solidarietà planetaria", diretta in pratica all'annientamento dei confini tra nazioni  è vivacissimo tra gli italiani. È invece la solidarietà nazionale  a trovarsi anni luce distante dai sentimenti quotidiani di questo popolo intriso di odi civili, di faziosità, di campanilismi, e di compiacimenti autodenigratori. E di protagonismi ed esibizionismi, di cui il buonismo planetario è il fiore all'occhiello.

Claudio (Canada), 19/7/2015

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.